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WEL…COSA? WELFARE COS’E’ E PERCHE’ STA DIVENTANDO IL MIGLIORE AMICO DEGLI HR

Prima di capire qual è stato il primo passo che ha condotto al Welfare come lo intendiamo oggi, ma soprattutto cos’è, ne diamo la definizione. Welfare Index PMI ha proposto una definizione del welfare aziendale definendolo come “il complesso delle iniziative attuabili dall’impresa, in forma sia unilaterale sia negoziale, con lo scopo di migliorare il benessere e la sicurezza sociale dei lavoratori e delle loro famiglie”, in termini pratici, una forma di retribuzione alternativa al classico denaro.

La prima semplice forma di welfare universalistico è stato il Servizio Sanitario Nazionale nel 1978, prima infatti non esisteva una forma assistenziale estesa a tutta la popolazione ma erano presenti delle forme di “casse mutue” che prevedevano l’erogazione dell’assistenza sanitaria solo ai pochi che avevano la fortuna di lavorare.

Olivetti, Marzotto e più recentemente Del Vecchio, hanno iniziato ad utilizzare meccanismi di welfare per rendere la fabbrica “a misura d’uomo” per sopperire alle mancanze del welfare state. Gli imprenditori più illuminati hanno capito subito che lavorando in ambienti sereni, che tutelano il lavoratore e la famiglia, l’azienda produce di più in termini economici e d’impatto sociale.

Il welfare aziendale nasce quindi per sopperire alle mancanze dello Stato che purtroppo non riesce a soddisfare le esigenze della popolazione, solo nell’ultimo decennio e alla luce dei recenti aggiornamenti normativi si è iniziato a vedere il welfare come possibile strumento di incentivazione alternativa al denaro.

Nato con uno scopo e trasformato in un altro, sempre più aziende si affacciano timidamente al mondo del welfare, alcune volte anche per soddisfare le richieste degli stessi lavoratori che vorrebbero veder aumentare il proprio stipendio, ma non sempre possibile visto l’attuale costo del lavoro.

Secondo l’indagine Welfare Index PMI 2018, il 42,1% delle imprese riconosce il welfare come strumento per la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale, e come riportato dalla figura 1 le PMI coinvolte nell’ultimo anno sono oltre 4.000, rispetto alle 2.140 della prima edizione e alle 3.422 della seconda edizione dell’indagine Welfare Index.


FONTE WELFARE INDEX PMI

Un notevole rialzo rispetto agli anni passati quando il welfare era visto come una delle tante parole inglesi che costellavano il nostro vocabolario e, altrettanto notevole, il breve tempo che il vocabolo ha iniziato ad essere compreso anche dai non addetti ai lavori.

Resta da capire solo che evoluzione avrà il welfare: la normativa di anno in anno si sta ampliano permettendo così anche alle aziende di piccole-medie dimensioni l’utilizzo dei servizi previsti, generando un indotto di provider non indifferente.


Ma chi si occupa di capire quale tipo di Welfare va bene per l’azienda?

Il tanto amato-odiato HR, figura ibrida tra psicologo e compagno di avventure post-lavoro, si trovano spesso a trattare con i dipendenti anche in situazioni difficili senza dimenticare però che a fine giornata devono rendere conto all’azienda di eventuali nuovi costi o decisioni prese.

L’HR è una figura importante nelle aziende, in quelle di piccole dimensioni spesso coincide con l’impiegata storica che è presente dagli albori dell’impresa, che ancor di più è incastrata in meccanismi di amore-odio con i propri colleghi e titolari.

Nel marasma che circonda l’HR ora deve anche guardarsi intorno per capire come e quando attuare un piano welfare e soprattutto a chi affidarsi nella giungla del mercato libero. Deve farlo perché in alcuni CCNL il welfare è diventato contrattuale, apripista il settore metalmeccanico seguito a ruota dal settore orafo e dalle telecomunicazioni.

Destreggiarsi tra preventivi, richieste dei collaboratori e contenimento dei costi previsto dall’azienda non è semplice per questo spesso gli HR si fanno supportare dal consulente del lavoro, figura chiave per adempiere in modo corretto alla normativa inerente.

Una collaborazione che però può arenarsi di fronte alle proposte del mercato che, infatti, non sempre risponde all’esigenza aziendale e alla normativa vigente. Coniugare tutti questi aspetti non è semplice ma con un buon supporto può dare grandi risultati, sia in termini economici che di bilancio sociale.


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